Un amico di Volturara

Una bella invenzione i "social network", ti permettono di incontrare, almeno virtualmente, persone che altrimenti difficilmente avremmo avuto l'opportunità di conoscere. La persona che vi presento è Gianni Marino, un'amico di Volturara e dell'Irpina che su facebook, ha dedicato questi bei pensieri a Volturara.

VOLTURARA IRPINA 
(note di Gianni Marino) 
Aveva proprio ragione lo scrittore Mario Soldati quando scriveva che c'è dell' “incanto” nei nomi dei paesi dell’Irpinia. La stessa cosa si può dire di Volturara, perché nel suo nome ancora intatta è l'eco di un'origine oscura ma affasci
nante: " la terra da sempre coltivata" , “ madre da sempre”, “capace di fare l’amore per sempre”. Fino a qualche anno fa, a chi capitava di oltrepassare il cosiddetto Malo Passo e attraversare questo splendido pianoro, non ancora sfregiato dalla strada a scorrimento veloce, lungo le sinuose e dolci curve di un suggestivo tratto dell'Appia, quasi spontaneamente rallentava. Se di mattina, ci si fermava e si restava volentieri incantati a mirare la nebbia avvolgente, il pianoro ondulato dai colori irlandesi . Se di sera, tramonti mozzafiato e un buio carico di desiderio ti avvolgevano.
La leggenda narra che i Longobardi misero a guardia dei loro tesori, nascosti in una grotta, un Dragone con tre teste. Quando il solito cavaliere lo uccise, le tre teste sprofondarono a terra formando tre bocche. Ancora oggi si avverte, forse per la paura del mitico Dragone di cui si favoleggia ancora, un alito di Fato di cui si ha sempre paura perché ti respira sul collo e appare – oggi come ieri – quando meno te l’aspetti, e ti fa scomparire nelle sue Bocche. 
In terra d’Irpinia il Fato è sempre un antro della nuda Terra. 
Appartata, come una bella donna distesa che aspetta, in un angolo delle montagne sovrastanti, c’è la vaporosa Volturara. Sotto cime facilmente innevate. E in mezzo all’antico Borgo si eleva, come un guanciale, una cima su cui resistono i ruderi di un Castello e le rovine della Chiesa di San Michele. Quasi a protezione del piccolo borgo, una volta un modesto fazzoletto di case, su antichi tratturi che svanivano anch'essi a precipite. 
In questi luoghi, ogni voce è un'atmosfera, impalpabile ma vera come le acque sotterranee di cui sono ricche le montagne. Nei piccoli borghi si impara presto l'arte di sprigionare scintille, osservare cieli stellati, perdersi nelle nebbie mattutine e ritrovarsi nel buio della notte. 
Nei piccoli paesi i poeti vivono male e intristiscono nella malinconia. Imparano a scrutare gli animi e vivono di ricordi. Dalle persone care - quelle che ti segnano la mente e il cuore - non si separano mai e continuano a farle vivere anche quando non ci sono più. Sono scintille che fanno solo intuire l'incendio da cui provengono. Sono paesaggi e separazioni. Sono gioie e dolori, fatica di vivere. Nate dal bisogno forte che tutti ci portiamo dentro di ascoltare. Sono come le nebbie e i raggi di sole del pianoro di Volturara dove le donne - ma vale per tutti - sono consumate dalla fatica e rapite dal destino. Dove da sempre ogni fuoco diventa stella. Stelle diventano le donne amate, che brillano ogni sera nel cielo di Volturara.




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